Disturbo Schizotipico della Personalità

Il disturbo schizotipico di personalità è caratterizzato da mancanza di relazioni interpersonali e assenza di desiderio di queste relazioni. Gli altri vengono considerati come intrusivi e le relazioni come instabili e indesiderabili. Si tratta di persone che appaiono distaccate, isolate e che mostrano una reazione minima la feedback, sia positivo che negativo, degli altri. Presentano un’affettività ristretta, non mostrano forti emozioni, né positive né negative e sono incapaci di riconoscere le emozioni in sé stessi e negli altri.

Strutturano la loro vita in modo da limitare le loro interazioni con gli altri e scelgono una attività lavorativa che richiede un minimo contatto sociale.

Agli occhi degli altri appaiono spesso strani, eccentrici e stravaganti nel linguaggio, nel modo di interagire, inappropriato e rigido, e nell’abbigliamento, particolare o trasandato.
In condizioni di stress possono scompensarsi e presentare sintomi psicotici, in genere di breve durata.

Disturbo Schizotipico della Personalità

Come si manifesta

Le persone che soffrono di questo disturbo hanno uno stile cognitivo caratterizzato da imprecisione e povertà di pensiero, scarsa sensibilità, movimenti apatici, inespressivi e lenti e un linguaggio monotono e poco comprensibile agli altri. Spesso non conoscono i propri sentimenti o hanno un’affettività ridotta, rigida e trattenuta o inappropriata ai contesti in cui si trovano.

A causa della loro mancanza di coinvolgimento sociale, hanno insufficienti abilità sociali e provano un senso di disagio nelle relazioni interpersonali strette. L’assenza di amici stretti o confidenti all’infuori di parenti di primo grado sembra anche dovuta alla forte ansia sociale, spesso associata a paure paranoiche.

Sentono di essere diversi dagli altri e quando sono presi nel loro mondo interiore pieno di relazioni immaginarie, fantasie, paure, possono apparire assorti a “rimuginare” su se stessi.

Come capire se si soffre di disturbo schizotipico di personalità

Chi soffre di questo disturbo tende ad isolarsi, rimuginando su poteri intuitivi particolari, sensazioni percettive strane o fantasie di vario tipo. Parla e si comporta in modo “strano” agli occhi degli altri, dai quali si sente molto diverso e che spesso gli procurano un forte stato di ansia.

Il disturbo schizotipico di personalità deve il suo nome al lieve confine che lo separa dalla schizofrenia, in cui sono presenti dei veri e propri deliri o allucinazioni, ma la percezione della realtà dello schizotipico non è alterata, ed il pensiero, anche se appare divagante o strano nello stile, non è disorganizzato.

CHI PUO’ COLPIRE

Questo disturbo colpisce circa il 3% della popolazione, con una maggiore associazione di casi tra i parenti biologici dei pazienti schizofrenici. L’esordio avviene di solito nella prima età adulta.

Cause

Per questa patologia non esistono delle cause certe e specifiche, anche se esistono studi che supportano l’ipotesi di un legame genetico tra disturbo schizotipico e schizofrenia ed è stata dimostrata una correlazione familiare e statistica fra le due patologie.

Conseguenze

Chi soffre di un disturbo schizotipico non ha relazioni sociali ed interpersonali significative e difficilmente riesce a trovare lavoro o comunque a mantenerlo nel tempo. Può inoltre andare incontro ad episodi depressivi e/o psicotici ed una certa percentuale di questi pazienti (intorno al 12%) sviluppano la schizofrenia, di solito in una forma meno grave, da cui spesso guariscono.

Trattamento

La terapia di questo disturbo è molto difficile, in quanto chi ne è affetto non ne riconosce la necessità e raramente richiede aiuto. I pazienti schizotipici possono giovarsi di una psicoterapia a medio-lungo termine (da 1 a 2 anni) di tipo cognitivo-o-comportamentale e, quando necessario, di un supporto farmacologico con antipsicotici, per trattare le idee di riferimento e gli episodi psicotici, o gli antidepressivi, in presenza di stati depressivi importanti.
Il trattamento di scelta sembra comunque essere la psicoterapia individuale.

Il trattamento cognitivo-comportamentale ha come scopi principali l’apprendimento delle abilità sociali di base (comunicare, scusarsi, controllare l’ansia, essere diplomatici, limitare linguaggio e comportamenti bizzarri, adattarsi alla situazione, etc.) e della capacità di riconoscere i propri sentimenti e verbalizzare il proprio mondo interiore.