LO FACCIO DOMANI

Se per alcuni l’arte di procrastinare è una condizione saltuaria, per altri  si tratta di un vero e proprio modus vivendi, al limite della patologia, che può creare seri problemi soprattutto in un contesto lavorativo, quando le scadenze incombono. Alcune persone infatti non svolgerebbero mai alcuni compiti, perché danno noia, sono considerati poco interessanti o, al contrario, così rilevanti che si teme di sbagliare affrontandoli… E così si procrastina, si rimanda a domani ciò che potrebbe essere fatto oggi, in un “accumulo di debiti sulla carta di credito emotiva”, processo molto ben definito da Piers Steel, massimo esperto sul tema.

Le conseguenze della procrastinazione non si pagano subito, ma prima o poi vanno saldate. E sono conseguenze che si determinano in vari ambiti: economico, a livello di stress, a livello di disturbi psico-fisici e perdita di opportunità.

Perché si procrastina? I motivi possono essere diversi:

  • Per impulsività: la persona impulsiva si sofferma sui benefici a breve termine, sottovalutando la variabile tempo e perdendo di vista l’obiettivo.
  • Per la ricerca di forti emozioni (“sensation seeking”): è tipica di chi sperimenta facilmente noia e cerca emozioni, date dall’avvicinarsi della data di scadenza senza che si sia fatto nulla.
  • Per desiderio di perfezionismo: il timore del giudizio altrui spinge il procrastinatore a svolgere il compito in modo perfetto.
  • Per scarsa autostima: chi ha poca fiducia nelle proprie possibilità pensa che, pur agendo, non cambierà la propria condizione.
  • Per una modalità passivo-aggressiva: si rimanda il compito per controllare l’altro ed affermare la propria autonomia.

Come si può affrontare la procrastinazione?

Gli interventi più efficaci sono di tipo cognitivo-comportamentale.

A livello comportamentale si può intervenire in vari modi, ad esempio promuovendo una routine, esponendo l’individuo alle attività evitate, per ridurre l’intensità delle emozioni che portano a procrastinare, prescrivendo uno “sforzo minimo” per superare le emozioni che bloccano l’inizio dell’attività, definendo in modo chiaro gli obiettivi e suddividendo gli obiettivi a lungo termine in sotto-obiettivi.

A livello cognitivo si lavora sulle credenze disfunzionali che portano l’individuo a procrastinare, ad es. la visione catastrofica del fallimento, l’idea di dover svolgere il compito alla perfezione, i dubbi sulle proprie capacità, in modo tale che si acquisisca la consapevolezza che alcuni pensieri sono un ostacolo all’adempimento dei propri impegni. Si può affrontare inoltre la discrepanza tra la situazione attuale e gli obiettivi prefissati e riflettere sui costi e sui benefici della procrastinazione, in modo tale da favorire il cambiamento.

                                                                     Articolo scritto da: Roberta Marangoni

                                                                  Psicologa, Psicoterapeuta, Psicologa Forense

                  “Puoi rimandare                                                         

           ma il tempo non lo farà”

               (Benjamin Franklin)

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