PERCHE’ NON SI CAMBIA IDEA?

A tutti è capitato di sperimentare situazioni in cui le nostre credenze non si sono modificate per lungo tempo, nonostante fossero disfunzionali e sperimentassimo l’esperienza di ripetuti fallimenti nell’indirizzare il corso degli eventi. Ecco dunque che la fine di una relazione non viene accettata e si continua a cercare nell’amato/a i segni di un amore che si vorrebbe ancora vivo, oppure si continua a bere e fumare nonostante la paura di ammalarsi.

Perché non si cambia idea?

Noi tendiamo a mantenere quelle convinzioni che consentono di prevedere e controllare il nostro mondo, pertanto non si riesce a cambiare idea se non ce ne sono altre disponibili o migliori, che possano ampliare il nostro panorama conoscitivo e permetterci di dare un senso al nostro mondo.

Ma quali sono i motivi che non permettono di cambiare idea, nonostante essa si sia dimostrata fallimentare?

  • Un primo ostacolo al cambiamento è dato dalla povertà di sistema, inteso come una mappa non complessa della realtà in cui si vive (ad es. dividere il mondo in buoni e cattivi). Ciò avviene nel deficit cognitivo e nel deterioramento demenziale, ma anche in soggetti che hanno raggiunto un adattamento sociale e lavorativo minimo, che permette loro di muoversi in un ambiente prevedibile e ripetitivo. Tale equilibrio viene mantenuto a patto che non ci siano cambiamenti significativi, che il soggetto non è in grado di fronteggiare.

 

  • Un secondo ostacolo che si incontra nel tentativo di cambiare idea è dato dagli automatismi, ossia quelle manifestazioni ripetitive, in termini di comportamento o pensiero, che hanno perso il proprio scopo originario. Ad es. io posso aver iniziato a fumare a 16 anni per essere accettata dal gruppo di amici, trasgredire le regole imposte dai genitori e voler dunque sentirmi grande, ma poi, da adulta, continuo a fumare nonostante siano venute meno le motivazioni originarie.    Come esistono dei comportamenti automatici, esistono anche delle credenze apprese precocemente che vengono trattenute dal sistema senza essere mai sottoposte a critica e che il soggetto da per scontate. Alcune di queste credenze sono estremamente radicate in una certa cultura e considerate ovvie, ad es. nella società occidentale si da molta importanza al fare carriera, pertanto un soggetto appartenente a tale cultura può dare per scontato che, per essere felice, deve fare carriera e magari fare tanti soldi.
  • L’ostacolo maggiore al cambiare idea è dato dall’inerzia al cambiamento delle credenze caratterizzate da un forte riferimento al Sé; ad es. se mi sono sempre considerata una persona buona, avrò difficoltà a riconoscere in me atteggiamenti, pensieri e stati d’animo contrastanti con questa idea e, nel caso si presentassero, li giustificherei.               Normalmente andiamo a cercare le prove che ci consentono di mantenere le idee che abbiamo di noi stessi, anche quando sono negative, ed escludiamo o manipoliamo le prove contrarie. Ciò avviene per la nostra necessità di riuscire a controllare e prevedere la realtà, anche se si tratta di una realtà sgradevole. Cambiare una credenza significa cambiare anche tutte quelle ad essa collegate, modificare una credenza centrale implica ristrutturare gran parte del sistema cognitivo e ciò è molto costoso e “rischioso”, perché non si sa dove si va a finire.

Una strategia per raggiungere uno scopo, anche se fallimentare, non è da considerarsi patologica se fa parte di una serie di alternative possibili, mentre è patologica se è fallimentare ed è l’unica che il sistema ha a disposizione. Ad es. molte persone hanno cura del proprio aspetto fisico e della propria salute, ma se l’attenzione al proprio corpo è l’unico modo per avere il controllo di sé, allora si sconfina nei disturbi alimentari o nell’ipocondria. Viene meno dunque la libertà personale e si crea sofferenza del sistema.

Dunque la patologia è data dal blocco di quel processo di cambiamento che dovrebbe attivarsi di fronte al mancato raggiungimento di uno scopo, a causa di una o più credenze che impediscono sia la modifica della strategia di perseguimento dello scopo sia la rinuncia allo scopo stesso. L’essenza della terapia consiste nella rimozione degli ostacoli che impediscono il cambiamento, aumentando i gradi di libertà del sistema.

Articolo scritto da: Roberta Marangoni

Psicologa, Psicoterapeuta, Psicologa Forense

 

 

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