Ipocondria

L’Ipocondria è un disturbo caratterizzato dall’eccessiva preoccupazione legata alla paura di poter contrarre una malattia o alla convinzione di soffrire di una grave malattia, basata sull’interpretazione erronea di segni e sintomi fisici, nonostante un’obiettiva valutazione medica non identifichi motivazioni sufficienti che giustifichino tali timori o convinzioni. In genere le rassicurazioni mediche hanno l’effetto immediato di ridurre il disagio e le preoccupazioni, ma solo in modo transitorio e per poche ore o giorni.

Ipocondria

Al fine di una corretta diagnosi di Ipocondria, è opportuno aver effettuato una valutazione medica completa, che deve aver escluso qualunque condizione medica generale che possa spiegare le preoccupazioni che la persona lamenta.

Come si manifesta

I sintomi principali sono:

  • Eccessiva paura di contrarre o convinzione di avere una grave malattia;
  • In genere i sintomi fisici lamentati non sono presenti o, se presenti, sono di lieve entità e non giustificano l’eccessiva preoccupazione; se effettivamente è presente il rischio di sviluppare una malattia, la preoccupazione risulta comunque chiaramente eccessiva o sproporzionata;
  • È presente un elevato livello di ansia riguardante la salute e una tendenza ad allarmarsi facilmente per il proprio stato di salute;
  • La persona mette in atto comportamenti eccessivi riguardanti la salute (per esempio, attua ripetuti controlli sul proprio corpo cercando segni di malattia, ecc.) oppure presenta comportamenti di evitamento che risultano disadattivi per la vita della persona (per esempio, evitare gli appuntamenti dal medico, ecc.);

Per definire tale condizione come Ipocondria è necessario che la preoccupazione per la malattia sia presente da almeno 6 mesi (nell’arco di questo periodo però è possibile che la persona cambi la specifica patologia temuta).

COME SI MANTIENE IL DISTURBO

Generalmente  il disturbo inizia a manifestarsi in conseguenza a un evento critico che riguarda il  tema della salute, in cui la persona ha sperimentato paura, iniziando a sviluppare pensieri o convinzioni erronei relativi al tema del benessere. Nel momento in cui la persona sviluppa una paura o una convinzione rispetto a una specifica malattia o a varie, tenderà a concentrare e dirigere la propria attenzione verso diversi  aspetti del corpo che vengono considerati come indicatori o sintomi della grave malattia. Per esempio, alcune persone prestano maggiore attenzione al ritmo cardiaco, all’attività gastro-intestinale, alla deglutizione, alla respirazione, ecc.; altre persone concentrano l’attenzione su aspetti esteriori del corpo come l’asimmetria del corpo stesso, irregolarità e macchie della pelle, ecc. Possono essere presenti anche preoccupazioni relative a caratteristiche delle secrezioni del corpo, come il colore della saliva, delle feci e delle urine o, ancora, controllare la presenza di sangue in queste ultime.

Frequentemente compaiono rimuginazioni sulle preoccupazioni e manifestazioni di sintomi di ansia che, se intensi, sono dei veri e propri attacchi di panico; anche i sintomi dell’ansia vengono interpretati erroneamente, per esempio la persona può pensare che la tachicardia tipica dell’ansia sia il sintomo di un imminente infarto. Per ridurre la sensazione spiacevole data dall’ansia spesso la persona mette in atto specifici comportamenti finalizzati a ridurla, ad esempio ripetuti controlli del corpo, come la palpazione dell’addome, l’autoesame per per individuare la presenza di noduli al seno, ecc. Le continue palpazioni solitamente provocano irritazione dei tessuti e traumatismi, a loro volta interpretati come un’ulteriore conferma della presenza della malattia.

Possono essere messi in atto dei comportamenti di evitamento, per esempio, evitare sforzi fisici, situazioni in cui si parla di temi di salute, o programmi televisivi relativi a malattie.

Un altro comportamento tipico è il cosiddetto comportamento protettivo, che la persona ritiene utile al fine di prevenire il rischio di malattie future; per esempio, una persona preoccupata per il proprio sistema cardiovascolare assume vitamine in assenza di specifiche indicazioni mediche o, ancora, si prescrive un periodo protratto di riposo.

Chi soffre di Ipocondria inoltre cerca di frequente rassicurazioni, chiedendo continuamente informazioni e rassicurazioni ai propri familiari (portando anche le persone vicine a essere esposte ad alti livelli di stress, discussioni, clima di tensione, critiche), ricorrendo continuamente a visite mediche, studio di articoli, libri di medicina, internet.

CHI PUO’ COLPIRE

Il disturbo di Ipocondria è diffuso tra la popolazione generale, con una percentuale compresa tra 1,3% e il 10%. La prevalenza del disturbo è uguale tra uomini e donne.

Come sapere se si soffre di Ipocondria

L’esordio dell’Ipocondria, in genere, avviene in seguito all’esposizione a una notizia  negativa connessa a patologie mediche (per esempio, apprendere di un parente inaspettatamente colpito da una grave malattia, l’insorgenza di segni e sintomi fisici, vivere ripetute ospedalizzazioni per patologie mediche, ecc.). In genere, tali esperienze attivano interpretazioni, pensieri e/o immagini catastrofiche, erronee, relativi a temi di salute che suscitano ansia intensa, per cui la persona metterà in atto una serie di strategie per calmare l’ansia e rassicurarsi, per esempio attuerà dei controlli sul corpo, richiederà numerose visite mediche per assicurarsi di non avere patologie. Tipicamente le rassicurazioni hanno effetto solo nel breve termine, in quanto la persona continuerà a presentare preoccupazioni relative alla salute.

Spesso la persona che soffre di ipocondria costruisce il senso della propria identità intorno all’idea di sé come persona debole, fragile, vulnerabile, più sensibile e attaccabile dalle malattie.

Cause

L’ipocondria può insorgere in seguito a diversi fattori di rischio presenti nella vita di una persona: fattori psico-sociali stressanti (per esempio malattia o morte di una persona cara); fattori educativi (per esempio uno stile genitoriale caratterizzato da atteggiamenti iperprotettivi  fin dalla prima infanzia).

Conseguenze

Le conseguenze di questa condizione sono il rafforzamento dell’immagine di sé come una persona debole, fragile, attaccabile facilmente dalle malattie, non solo sul piano fisico (stancabilità, facilità ad ammalarsi, ecc.) ma anche su quello psicologico (ipersensibilità a provare emozioni esagerate). Inoltre tale condizione ha inevitabilmente effetti sulle persone vicine al paziente che, nel lungo tempo, manifestano sentimenti di stanchezza, stress rispetto alle esagerate preoccupazioni e alla costante  ricerca di rassicurazioni.

Trattamento

Secondo le attuali linee guida, il trattamento dell’ipocondria implica l’intervento psicoterapico e, se necessario, anche quello farmacologico. Diversi studi indicano come trattamento di prima scelta la psicoterapia cognitivo-comportamentale; anche gli interventi psicoeducativi risultano efficaci.

Il trattamento cognitivo-comportamentale si focalizza principalmente sull’individuazione e interruzione dei circoli viziosi tipici dell’ipocondria. La persona, infatti, per gestire l’ansia mette in atto una serie di comportamenti (protettivi, di evitamento) che diventano dei fattori di mantenimento del disturbo stesso.

Il trattamento si articola su vari livelli di intervento:

  • un intervento psicoeducativo che spieghi alla persona il disturbo;
  • interventi mirati ad offrire una spiegazione alternativa e più oggettiva del problema;
  • introduzione del modello cognitivo del disturbo, con l’obiettivo di  iniziare a considerare anche altre ipotesi prima di quella catastrofica (di avere una malattia);
  • utilizzo di diverse tecniche per mettere in discussione le convinzioni del paziente;
  • attraverso verifiche dirette delle credenze ed esperimenti comportamentali.