PENSI TROPPO? RIMUGINI? TI PREOCCUPI?

Le persone non subiscono passivamente gli stati emozionali ma vi rispondono attivamente, compiendo notevoli sforzi di regolazione, dunque è la risposta allo stato emotivo, piuttosto che lo stato emotivo in sé, ad essere associata all’insorgenza e al mantenimento dei disturbi emotivi. La regolazione delle emozioni è cruciale per il benessere: se è sana è fondamentale per la salute e il benessere mentale, mentre se è inadeguata caratterizza molte forme di psicopatologia.

La ruminazione rappresenta una delle strategie di regolazione emozionale maggiormente indagate ed è emblematica della stretta connessione tra processi emotivi e cognitivi. Con il termine ruminazione si intende il continuo e ripetitivo interrogarsi sulle cause e sulle conseguenze dei propri problemi e delle proprie difficoltà: ad es. “Perché capita proprio a me?”,  “Perché sono fatto cosi?”,  “Perché sto cosi male?”, “Cosa non va in me?”. Essa può essere utile quando porta alla riflessione, alla pianificazione e risoluzione di un problema, mentre è disadattiva quando la persona rimane bloccata e i pensieri si ripetono senza fine. In quest’ultimo caso si osserva un aumento dello stato emotivo negativo (ansia, umore depresso, rabbia), scoraggiamento, evitamento di attività che prima erano piacevoli, o isolamento dalla vita sociale.

La ruminazione può essere intensa in momenti di vita particolarmente stressanti, per esempio di fronte ad una scelta importante di vita (università, lavoro, esami), durante una crisi sentimentale o dopo la fine di una relazione affettiva, dopo un cambiamento o una perdita sul lavoro, dopo un lutto, a seguito di conflitti relazionali.

Perché si rumina? I ruminatori hanno delle credenze relative all’utilità della ruminazione come strategia di regolazione emotiva  e queste credenze possono a loro volta promuovere la tendenza a ruminare. Tuttavia il pensiero ripetitivo viene spesso vissuto dalla persona come un fenomeno incontrollabile; trattandosi, invece, di uno stile di pensiero appreso è possibile lavorare in terapia al fine di sviluppare strategie per interrompere questa attività mentale. Il primo passaggio consiste nello sviluppare una maggiore consapevolezza del suo funzionamento, in particolare riuscire a riconoscere i segnali di allarme (trigger) che innescano il pensiero ripetitivo, prendere consapevolezza della dannosità di questa attività mentale e apprendere nuove strategie di gestione degli stati emotivi attraverso l’applicazione di interventi cognitivi e/o comportamentali volti a interrompere la catena dei pensieri.

                      Articolo scritto da: Roberta Marangoni

                    Psicologa, Psicoterapeuta, Psicologa forense

 

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