In questi ultimi giorni nei media e nelle conversazioni tra persone, dai bambini agli anziani, il tema di cui si discute è uno: il coronavirus.
In Veneto e Lombardia, le regioni italiane in cui il virus è maggiormente diffuso, i supermercati e le farmacie sono stati presi d’assalto, i locali si sono svuotati, le attività scolastiche, ludiche e sportive sono state sospese. Ciò che non si arresta, anzi sembra aumentare sempre più in intensità, è la paura del virus, che si trasmette da persona a persona più facilmente del virus stesso.
Cos’è la paura?
La paura è un’emozione primaria che determina un senso di insicurezza, di smarrimento e di ansia di fronte a un pericolo, sia esso reale o immaginario. E’ un’emozione utile all’uomo, perchè funge da “campanello di allarme”, indicandogli che c’è qualcosa che non va, che è presente un problema.
La paura è sempre proporzionata alla reale pericolosità?
No, non sempre lo è. La percezione del rischio è influenzata dai nostri bias cognitivi, che sono costrutti fondati, al di fuori del giudizio critico, su percezioni errate o deformate, su pregiudizi e ideologie e che utilizziamo spesso per prendere decisioni in fretta e in modo “economico”, ossia senza fare troppa fatica.
Soffermiamoci, per esemplificare, su un dato interessante in ambito sanitario: la prima causa di morte nel mondo è data dalle cardiopatie e gli ictus ischemici (fonte OMS). Tra i fattori di rischio di queste malattie troviamo abitudini alimentari sbagliate, vita sedentaria, fumo, aspetti che possiamo facilmente riconoscere in molte persone. Le cardiopatie e gli ictus ischemici hanno causato 15,2 milioni di decessi nel 2016 e sono rimaste le principali cause di morte a livello globale negli ultimi 15 anni.
Ciononostante non si è mai verificato un allarme collettivo legato a tali malattie, pur essendo molti i soggetti potenzialmente a rischio.
Perchè il coronavirus fa tanta paura?
Ci sono alcuni aspetti legati alla notizia che portano a sovrastimare Il rischio di infezione:
- si tratta di un virus nuovo, di cui finora non si conosceva l’esistenza e, proprio in quanto non conosciuto, viene avvertito come più pericoloso rispetto ai virus noti;
- è diffuso vicino a noi: fin che il virus era presente in alcuni paesi asiatici destava attenzione, ma non paura. La percezione del rischio è maggiore quando riguarda noi stessi;
- non ne abbiamo il controllo, si propaga tramite via aerea, per cui tutti siamo potenzialmente a rischio. Il rischio è sovrastimato quando non ne abbiamo il controllo.
- se ne parla continuamente, nei media in primis, ma anche in qualsiasi ambiente, dal bar al posto di lavoro. Il rischio è percepito come maggiore, “più concreto”, quando se ne parla molto.
Come proteggerci dalla paura?
Oltre che dal virus, è bene che ci proteggiamo dalla paura del coronavirus. In che modo?
- Innanzitutto informiamoci in modo corretto, facendo riferimento a fonti autorevoli (es. OMS, Ministero della Salute);
- Informiamoci in modo “controllato”, leggendo le notizie 1-2 volte al giorno. Rimanere connessi a TV e telefoni alla ricerca costante dell’aggiornamento aumenta l’ansia.
- Mettiamo in atto le misure precauzionali stabilite dal Ministero della Salute, senza ricorrere a misure supplementari inutili.
- Un pò di ansia e preoccupazione è naturale che ci sia e va accettata, ma è fondamentale che essa non prenda il sopravvento, condizionando il nostro comportamento.
Articolo scritto da: Roberta Marangoni
Psicologa, Psicoterapeuta, Psicologa Forense